Questa cittadina, che sorge sull’omonimo golfo, fonda la propria identità sul mare. Nato come emporio marino per i commerci della vicina Segesta, sul suo mare si riflettono le torri di avvistamento e i baluardi difensivi del castello. Ed è sul mare che si svolge la vita e si animano le serate estive. Nei dintorni si conservano ancora paesaggi arcaici come il borgo di Scopello, addossato su una rocca che si affaccia sui faraglioni e sulla vecchia tonnara. Nel territorio di Castellammare ricade l’ingresso principale e parte della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro dove, accanto a spiagge incontaminate, si ritrovano rilevanti manifestazioni endemiche di flora e fauna. Per gli appassionati di speleologia sono imperdibili le grotte di Monte Inici con profondissimi “orridi”, laghi sotterranei e scorci di estrema suggestione.
Castrum ad mare de gulfo la chiamarono gli Svevi, da cui l’attuale denominazione, ma già l’elima Segesta aveva qui il suo emporio e l’importante porto, apprezzato e utilizzato poi dai Fenici e dai Romani per i commerci. In epoca altomedievale diventò una roccaforte con il castello costruito dagli Arabi che la chiamarono Al Madarig, gli scalini, sottolineando la posizione della città in discesa verso il porto. Tutt’ora caratteristiche scalinate collegano i diversi quartieri e conducono verso il mare. Nel 1560 a ridosso del castello venne fondato un borgo feudale che, durante il Settecento e l’Ottocento, si allargò fino alle falde del Monte Inici. Grazie alle tonnare per la pesca e la lavorazione del tonno e al caricatore del grano, tra il XV e il XIX sec., diventò punto strategico per i flussi commerciali verso l’interno e l’esterno e da qui fu esportato tantissimo grano.
Lo sviluppo costiero del Golfo di Castellammare, a forma di anfiteatro, incornicia l'omonima cittadina con il suo porto peschereccio e il castello, in uno scenario molto suggestivo, contornato dall’imponenza del Monte Inici e, a levante, da spiagge magnifiche. A ponente la costa diventa rocciosa, fortemente frastagliata, caratterizzata da alte rocce a strapiombo sul mare, con i faraglioni di Scopello e la costa dello Zingaro, dalle calette di straordinaria bellezza: subito la punta e l'insenatura di Cala Bianca e la punta del Grottaro e, quindi, il bellissimo, ampio seno di Guidaloca, caratterizzato da acque cristalline e bassi fondali. La vegetazione dei tratti rocciosi che incombono sul mare è particolarmente ricca: nelle zone a steppa, digradanti verso il mare, vegetano le palme nane, mentre, a monte della strada, crescono superbi carrubi, olivastri ed euforbie.
Il complesso montuoso, costituito da massicci calcarei caratterizzati dai rilievi di Monte Inici (m.1064), Pizzo delle Niviere (m.1043) e il Pizzo Stagnone (m. 802) che sovrasta il paese di Castellammare, è ricoperto in prevalenza da un bosco di conifere, mentre sulla sommità sopravvive un lembo relitto del bosco originario a leccio. Il sottobosco è costituito principalmente da piante quali il rovo, il pungitopo, l'edera, l'assenzio, il prugnolo, il biancospino, la rosa canina e la ginestra. Molto interessante è anche la flora rupestre, tra cui la Scabiosa cretica e la Ceterach officinarum (spaccapietre) che cresce tra le fessure delle rocce. Dove si raccoglie l’acqua piovana si trova il discoglosso, anfibio molto simile ad una piccola rana, che può vivere anche lontano dagli stagni permanenti. Tra le rocce si trova una chiocciola terricola specializzata per le strette fessure, la Marmorana scabriuscola. Tra gli uccelli si può scorgere il gheppio a caccia di insetti e piccolissimi roditori. Altro complesso naturalistico di straordinario valore è la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro con una spiccata diversità di ambienti che in parte ospitano fitocenosi di grande interesse naturalistico e talvolta anche paesaggistico. Questo ambiente seminaturale, risultato di una millenaria azione dell'uomo pastore, agricoltore e artigiano, ospita espressioni endemiche tra cui Serratula cichoracea subsp. mucronata, presente anche nelle coste nord-africane e numerose orchidee terricole. In questa garìga, in prossimità di rocce affioranti nascono l'endemico giaggiolo, il ranuncolo e l’issopo. Aspetti legati ad ambienti umidi, estremamente localizzati nelle depressioni a valle di Monte Acci, rappresentati essenzialmente da giunchi e carici, assolvono un ruolo importantissimo anche nei confronti della fauna stanziale.
Meta di pellegrinaggi è la chiesa della Madonna delle Scale, costruita dai padri Benedettini sul luogo di un miracolo, avvenuto il 7 settembre 1641, per intercessione della Madonna che salvò una pastorella durante un temporale: era in uso fino agli anni ’60 del Novecento celebrare l’evento con la Festa delle verginelle, durante la quale veniva offerta a nove o dodici fanciulle pasta con le fave, a ricordo del cibo mangiato dalla miracolata; attualmente dal 6 all’8 Settembre si tiene la Sagra della pasta con le fave, ccompagnata da processione e fuochi d' artificio. La sera del 18 marzo, in onore di San Giuseppe, si suole accendere una pira dalla quale si elevano alte fiamme, la vampata. Allo stesso Santo si dedicano inoltre, tra il 29 aprile e 1 maggio, spettacoli, processione, fiera e fuochi d' artificio, eventi che si ripetono tra il 20 e il 22 Maggio per la festa di Santa Rita.
La chiesa Madre, internamente decorata con marmi, stucchi e affreschi, custodisce pregevoli opere tra cui la statua in maiolica della Madonna del Soccorso del 1599, localmente attribuita ora a Giovanni Maurici e Giovanni D’Antonio, ora a Luca Della Robbia. La volta è ornata da affreschi di Giuseppe Tresca (1768). Di rilievo è anche, un Crocefisso con apostoli (1650) di Orazio Ferraro. Vi si conservano inoltre affreschi di Domenico La Bruna (1738), staccati dalla chiesa del castello di Inici. Sopra il portale della chiesetta della Madonna del Rosario, detta di l’Agnuni, si ammira un pregevole bassorilievo marmoreo (sec. XVI), di scuola gaginesca, raffigurante la Madonna col Bambino, S. Nicolò ed un eremita dinanzi al Crocefisso. Degni di nota inoltre: un dipinto su pietra
lavagna (sec. XVIII) nella chiesa della Madonna delle Grazie e le tele dei secoli XVII e XVIII nella chiesetta del Purgatorio.